Torno a casa. Dopo sei anni, torno a casa. Continuo a ripetermi queste parole ma non significano nulla. So che lunedi’ prendero’ il volo da Luton, come ho gia’ fatto decine di altre volte, solo che questa volta non tornero’. So che arrivata a casa disfero’ le valigie ma non rimarranno aperte in attesa di un ritorno. So che tutto questo succedera’, ma non so come mi sentiro’, non ancora. So che la mia famiglia e i miei amici me lo chiederanno “Com’ e’ tornare a casa?”, e so che dovrei avere una risposta.
Per capire come mi sento dovrei partire da questi sei anni. Forse dovrei fare una lista, un’ inventario. Tre citta’, sette case, undici traslochi, sei coinquilini, tre universita’, due “pezzi di carta”, tre veri amici, una sola intossicazione alimentare. Poi c’ e’ l’ ovvia categoria musicale con concerti, festival, competizioni, jazz, pop, blues, gospel, bluegrass, son cubano. Ci sono gli ultimi due anni in cui ho insegnato, i “miei bambini” con le loro storie da cui ho imparato tanto.
Tutto questo se ne torna con me, una catasta invisibile di esperienze, di cose che ho fatto io. Non credo sia abbastanza dire che sono cambiata, anzi paradossalmente non credo di essere cambiata affatto. Credo anzi di essermi avvicinata a chi sono e voglio essere “da grande”. Non sono diversa, sono piu’ vera ora che mai nella mia vita.
Una canzone pop dice che apparteniamo a dove stiamo andando. E’ cosi’, ora torna a casa, e so che quello e’ il mondo che mi appartiene. E per quanto ineffabile sia il vuoto pneumatico che sento dentro di me quando penso che non parlero’ piu’ in Inglese tutti i giorni, so che e’ la scelta giusta in questo momento.
Niente piu’ macchine che guidano al contrario, niente piu’ file di negozi quadrati, niente piu’ film in anteprima, niente piu’ moquette, niente piu’ case tutte uguali, prati verde brillante, nuvole, Yorkshire tea, liberta’ assoluta.
Com’ e’ tornare a casa? E’ come partire, al contrario.