La creativita’ e’ morta. Non si tratta di una constatazione generale, sto parlando della mia creatività. Che e’ morta.
Me ne sono accorta oggi, quando al volgere del 7 Gennaio non avevo ancora avuto il coraggio di ri-evalutare la mia vita e produrre una lista di propositi per l’ anno nuovo. Me ne sono accorta una settimana fa quando, al ritorno dalla vacanze natalizie, ho avuto un malcelato esaurimento nervoso scoprendo che il mio ragazzo aveva riorganizzato e spostato i mobili del salotto. Me ne accorgo ogni volta che ri-guardo “Lie to me” per la seconda, terza volta, invece che provare una nuova serie (lungi da me considerare qualsiasi altra attività che richieda un impegno cerebrale maggiore).
Tutti questi segnali che io reputavo una premonizione dell’ eta’ adulta e delle sue insofferenze, o quantomeno una banale manifestazione di pigrizia, invece non lo sono. Sono il cadavere rinsecchito, la silhouette di gesso bianco sull’ asfalto, l’ urna, il vaso canopo della mia creatività. Perché essere creativi non vuol dire fare la pasta al forno col ketchup al posto della passata; o pulire la casa cominciando dal pavimento invece che dalle superfici (non fatelo, lasciatevi guidare dalla gravita’).
La creativita’ e’ un processo, un esercizio quotidiano di fuga dalla abitudini. E’ imparare di nuovo a sbagliare. E forse la verita’ ancora più preoccupante e’ che mi sono accorta di non avere più il coraggio di essere creativa. Per ragioni biografiche, geografiche, genealogiche o sociologiche che siano, ho smesso di cercare soluzione alternative alla vita di tutti i giorni. Se ho delle zucchine in frigo faccio il risotto nella pentola a pressione, non mi invento una ricetta per la torta salata.
Ma anche se so che non mi svegliero’ domani con l’ ispirazione per scrivere la prossima “Clouds” (non quella dei One Direction, non siate ridicoli), so che che e’ in mio potere creare qualche tonante in più ne percorso della mia vita.
Questo può solo verificarsi provando, sbagliando, cambiando idea e abitudini, creando. Buon 2015!