Si dice ai bambini, per aiutarli a scoprire il mondo davanti a loro: non avere paura. A stare in bilico sulla bici, ad accarezzare un cane, a tuffarti nel mare. E’ un incoraggiamento.
Però da grandi questa frase cambia suono, diventa imperativa: non vere paura! Non ci si può più permettere quell’esitazione, quella stretta alle budella; bisogna scrollarsela di dosso e andare avanti. Tanto che si impara a prendere una scorciatoia: smettere di fare le cose che fanno paura. Allora basta decisioni avventate, basta imprevisti, basta tuffarsi nel mare.
Io sono un’esperta di scorciatoie per evitare di avere paura. Ho fatto iniziare a mia madre ogni telefonata sul fisso dei miei amici fino agli undici anni (e forse anche oltre); non mai voluto una moto, e ho guardato American Horror Story solo di giorno.
Ultimamente, però, ho fatto alcune cose, anche se mi facevano paura. Come ad esempio iscrivermi a un concorso nazionale per cantautori, ed esibirmi con un brano scritto da me. Oppure andare a Los Angeles negli studi della Capitol e registrare quello stesso brano assieme ad una big band di diciassette musicisti strepitosi (per dirne tre: Bob Mintzer, Russel Ferrante, Bob Sheppard). Senza contare che il tecnico del suono era Rich Breen, che ha in giro per casa quattro Grammy a suo nome.
Ho avuto paura: non credevo di essere capace, di poter affrontare questa esperienza. E invece sono ancora qui; e per fortuna c’è ancora tanto altro di cui avere paura.
PS: tre giorni prima della registrazione, forse per testare i miei nervi, sono andata agli Universal Studios nell’attrazione a tema The Walking Dead. Quando ho capito che oltre ai manichini c’erano attori veri, l’ho fatta di corsa guardando per terra. Devo ancora lavorarci.